Arte Sumera (IV millennio a.C)
I Sumeri
I sumeri sono i fondatori delle prime grandi città della storia. La memoria leggendaria di Ur, Uruk, Lagash, Nippur, infatti, ricorre già nelle Sacre Scrittura. Per questa ragione la civiltà sumerica è definita anche "urbana" o come si è gia visto in precedenza "monumentale". Cinte da potenti mura rafforzate da numerose torri, le città sumeriche sono delle vere e proprie città-stato, ciascuna autonoma e indipendente, governate da un Re, che spesso svolge anche funzioni di capo religioso e di giudice supremo. L' insieme delle varie città sumeriche non arriverà mai a costituire un unico Stato unitario (come accadrà in Egitto) e ciò conduce a scontri frequenti e sanguinosi tra città vicine, ognuna delle quali vorrebbe imporre alle altre la propria supremazia.
LE ZIGGURAT
All'interno di queste mura di queste città si ergono, per la prima volta costruzioni di proporzioni gigantesche: le ziggurat , che gli antichi scritti sumerici definiscono "montagne di Dio". Tali strutture sono a pianta quadrangolare, sono costituite da più piattaforme sovrapposte, ciascuna accessibile da quella inferiore mediante rampe e scalinate esterne. Alla sommità della ziggurat si trova la cella del tempio, contenente le statue degli dei, mentre sulle piattaforme sottostanti sono ricavati sale di rappresentanza, luoghi di riunione e di culto, appartamenti reali e, talvolta, al piano terra anche botteghe e magazzini.
In posizione dominante, nel quartiere sacro dell'antica Ur, la grandiosa ziggurat è stata fatta costruire dal re Ur-Nammu alla fine del XXI secolo a. C. E' dedicato al dio della luna Nannar. L'edificio, di pianta rettangolare, è costruito all'interno con mattoni crudi e rivestito da un enorme strato di mattoni cotti. Le murature sono rinzaffate con calcina di fango o bitume. I muri hanno profilo a scarpa e presentano in tutto il perimetro esterno, robusti contrafforti. La struttura si compone di tre livelli a terrazzi che si riducono verso l'alto, ed è preceduta da un avancorpo rettangolare su cui poggiano le tre rampe delle scalinate d'accesso.
Le dimensioni e le attezze dei vari livelli sono scalate in maniera proporzionale, passano dai 12 metri di lato del piano inferiore ai 5 metri di quello mediano ai 3 metri del livello superiore. L'effetto verticale e l'armonia dell'insieme è suggerito oltre che dalla forma a torre scalata, dai muri inclinati e dalle scalinate che si congiungono obliquamente sotto una torre di guardia, in origine coperta a cupola. Inoltre gli architetti hanno praticato una correzione ottica incurvando leggermente verso l'esterno le pareti, per evitare che sembrino piegate verso l'interno.

LA SCULTURA VOTIVA
Tutta la produzione sumerica di sculture in terracotta (IV millennio a.C) e in pietra calcàrea (III millennio a.C) ha una forte ispirazione religiosa. I soggetti rappresentati sono soprattutto divinità, personaggi regali o fedeli intenti a pregare. Ad essi non interessava caratterizzare un personaggio in moda da renderlo riconoscibile, ma preferivano rappresentare il suo ruolo (Dio, re e sacerdote). Ciò è noto nella statua in diorìte di Gudea, il più noto tra i governatori di Lagash, risalente al 2150 a.C ed è oggi conservata al Museo del Louvre di Parigi.

Il principe è ritratto seduto, indossante una veste di alto rango annodata sulla spalla sinistra e che lascia scoperta quella destra. In testa ha un corpicapo a calotta semisferica con un risvolto cilindrico: nella realtà poteva essere di lana o di pelo, mentre la veste era forse di lino. Sulla sottana si trova una lunga iscrizione cuneiforme che ricorda la costruzione del tempio dedicato a Ningirsu, di cui è presente in un'altra statuetta simile anche una pianta stilizzata, che Gudea tiene sulle ginocchia all'altezza delle ginocchia. Le mani sono raccolte vicino alla vita, lo sguardo è rivolto frontalmente con una fissità ieratica. Il naso è danneggiato. Le proporzioni delle diverse parti sono antinaturalistiche: il collo sembra quasi assente e la testa è troppo grande per un corpo molto piccolo. Questo perché corrisponde alla tradizione scultorea di questa civiltà, legata a proporzioni gerarchiche, e attenta a una resa volumetrica compatta delle figure.