Futurismo
Il futurismo è un movimento artistico e culturale sorto in Italia nei primi decenni del Novecento (1909-1944 circa). Pittura, scultura, letteratura, poesia, architettura, cinema, fotografia: questa avanguardia artistica si rivolge a tutte le arti, proponendo una visione nuova del mondo culturale, caratterizzata da uno stacco netto e violento con il passato. Il futurismo ha una data di nascita: è il 20 febbraio 1909, quando il poeta Filippo Tommaso Marinetti pubblica "Il manifesto Futurista" sul quotidiano francese Le Figaro.
A questo manifesto, che elenca i principi cardine del movimento, ne seguiranno altri come "Il Manifesto dei pittori futuristi" e "Il Manifesto tecnico della pittura, pubblicati nel febbraio 1910 a Milano. Non saranno gli unici. Uno dei punti chiave del movimento futurista è l'esaltazione del moderno, con le sue automobili, le industrie e gli aeroplani, unito alla glorificazione del patriottismo, del militarismo e della guerra. Altro punto cardine è il valore dato all'irruenza, anche violenta purché finalizzata a segnare un definitivo stacco con la cultura del passato, considerata noiosa, borghese e sorpassata. Non a caso nel manifesto si parla di "coraggio, audacia, ribellione come elementi essenziali". Come è facile immaginare, i soggetti prediletti dagli artisti futuristi sono le automobili, le industrie, le folle agitate o gli aeroplani, simbolo di una società in rapida evoluzione. Gli artisti futuristi, per rendere l'idea del dinamismo e del movimento, tendono a deformare le immagini, come se fuggissero via nel momento in cui lo spettatore presta loro attenzione.
UMBERTO BOCCIONI
Umberto Boccioni (Reggio Calabria 1882 - Verona 1916) è stato uno dei più importanti pittori e scultori italiani del Novecento. Viene considerato il più autorevole esponente del Futurismo, per quanto riguarda le arti visive. I suoi studi sul "dinamismo plastico" influenzeranno per lungo tempo l'arte del XX secolo. La prima forma d'arte a cui Boccioni si avvicina è però la letteratura: a diciotto anni (1900) pubblica infatti il suo primo romanzo, Pene dell'anima.
Si avvicinerà alla pittura a vent'anni, dopo essersi trasferito a Roma nel 1901. Nella capitale conosce infatti gli artisti Gino Severini, Giacomo Balla (artista già affermato all'epoca) e Mario Sironi, con cui stringerà una decennale amicizia. Neanche a Roma Boccioni riesce a stare fermo. Grazie al sostegno della famiglia intraprende un viaggio attraverso l'Europa, per conoscere le Avanguardie artistiche. Si reca a Parigi (1906), in Russia e a Monaco di Baviera. Tra un viaggio e l'atro, nel 1907 trova anche il tempo per iscriversi alla Scuola libera del Nudo del Regio Istituto di Belle Arti di Venezia. Sarà Milano la città che trasmetterà a Boccioni quell'energia e quel dinamismo che condurrà alla nascita di uno dei movimenti artistici più importanti nella storia dell'arte italiana. Nel capoluogo lombardo comincia a frequentare il pittore Previati, che lo avvicinerà all'arte simbolista, ma conoscerà soprattutto Filippo Tommaso Marinetti e Carlo Carrà. Nel 1915 l'Italia prende parte alla Prima Guerra Mondiale. I futuristi sono favorevoli all'intervento militare e Boccioni si arruola volontario assieme ad un gruppo di artisti nel Corpo nazionale volontari ciclisti automobilisti. Durante i mesi in trincea tuttavia l'artista si ricrederà circa l'eroismo guerriero e l'onore di poter combattere per la propria patria. Scriverà infatti all'amico Marinetti: la guerra "quando si attende di battersi, non è che questo: insetti + noia = eroismo oscuro....". Boccioni perderà la vita pochi anni dopo cadendo da cavallo nel 1916, a soli trentatré anni. La dinamica dell'incidente, banale nella sua tragicità, segna un netto distacco tra l'eroismo guerriero e le casualità dell'esistenza. Il 17 agosto del 1916 la cavalla su cui montava nel corso di un'esercitazione militare, si imbizzarrisce a causa del passaggio di un autocarro e disarciona l'artista che cade al suolo rovinosamente. L'impatto col terreno sarà fatale. Nel luogo dell'incidente, nella campagna di Chievo, frazione di Verona, una targa commemora ancora oggi l'accaduto.
OPERE PIÙ IMPORTANTI
FILIPPO TOMMASO MARINETTI
Marinetti, nato nel 1876 ad Alessandria d'Egitto e formatosi nel clima del Naturalismo e del Simbolismo, era anzitutto uno scrittore e un poeta: dal 1905 si occupava della direzione della rivista «Poesia» e, simpatizzando nei confronti degli aspetti più progressisti della moderna civiltà industriale, si faceva sostenitore del sovversivismo del verso libero. A definire in Marinetti la volontà di costituire un'avanguardia che inneggiasse alla velocità, all'aggressività e alla distruzione, si suppone sia stato l'incidente automobilistico del quale egli fu protagonista nell'ottobre nel 1908, mentre guidava la sua cento cavalli nei pressi di Milano. Sopravvissuto all'impatto, incolume e trionfante, Marinetti decideva così di dare impulso a una rottura culturale, volta a traslare nel panorama intellettuale quella vitalità distruttiva tipica del nuovo mezzo borghese per eccellenza, l'automobile, emblema veloce e scattante dell'orientamento al futuro. Marinetti decanta la necessità di diffondere in tutti i campi artistici quegli stessi caratteri tecnologici e innovativi della società industriale, così da integrare armoniosamente la produzione culturale all'interno del nuovo mondo meccanico. Il movimento, inizialmente letterario, si estende in breve tempo alla scultura, al disegno, alla musica (e anche alla politica), tra convegni e diatribe intellettuali: la più celebre disputa è senza dubbio quella che i futuristi intrattennero con il letterato e pittore fiorentino Ardengo Soffici, il quale criticò aspramente l'arte dell'avanguardia marinettiana in occasione di una mostra milanese; il giudizio negativo di Soffici trovava senz'altro la sua genesi nel carattere anomalo dell'arte futurista, che rigettava ogni tipo di legame con la tradizione e in particolar modo con il mondo classico. Probabilmente per primo, Marinetti comprese l'enorme potenza mediatica della pubblica indignazione.
Il Manifesto del Futurismo apparve in anteprima sul Gazzetta dell'Emilia di Bologna, il 5 febbraio 1909, ma raggiunse la fama dopo la pubblicazione in francese sulla prima pagina del quotidiano Le Figaro, il 20 febbraio 1909, con il titolo "Manifesto iniziale del Futurismo".
L'opera nacque come reazione alla cultura borghese dell'Ottocento, compreso il decadentismo dannunziano. "Parole in libertà" dovevano sostituire la retorica tradizionale, invitando alla rottura con gli schemi pregressi.
Nei suoi articoli, il Manifesto predisse alcuni tra i più grandi eventi che scossero il XX secolo.

Manifesto del Futurismo
Il Manifesto del futurismo, pubblicato in francese su "Le Figaro" il 20 febbraio 1909 con il titolo Le Futurisme, era stato inviato in forma di volantino a vari intellettuali e scrittori italiani e già pubblicato il 5 febbraio sulla "Gazzetta dell'Emilia". A motivo di questo primo manifesto e dei trenta redatti nell'arco dei successivi vent'anni (la gran parte compresi tra il 1909 e il 1917), emerge chiara l'intenzione di voler plasmare, distruggendola e rifondandola, una nuova concezione della vita e dell'arte. La Belle Époque, i cui limiti cronologici vanno dalla fine dell'Ottocento alla Prima Guerra Mondiale, vede un susseguirsi di scoperte scientifiche ed invenzioni tecniche che mutano radicalmente ed in modo assai veloce la concezione della vita nelle città: l'introduzione dell'automobile, dell'elettricità, della rete ferroviaria, assieme allo sviluppo dell'aviazione e all'espansione dell'industria, crea, secondo i futuristi, l'urgenza di rifondare alcuni modelli estetici sulle nuove percezioni e concezioni dell'esistenza e di ripensare a nuove modalità di linguaggio per le generazioni future, destinate a vivere in un'epoca caratterizzata da una profonda rottura con i valori del passato.
FORTUNATO DEPERO
Fortunato Depero nasce a Fondo in provincia di Trento nel 1892, all'epoca nell'Impero Austro-Ungarico
Molto presto si trasferisce con la famiglia a Rovereto dove frequenta ove frequenta la Scuola Reale Elisabettina, istituto superiore ad indirizzo di arti applicate, in un ambiente mitteleuropeo in cui si innestano, in quegli anni, stimoli diversi, dalle istanze irredentiste agli echi della nascente rivoluzione futurista.
Il suo tirocinio avviene presso lo studio dello scultore Scanagatta. Le prime esposizioni - disegni realisti e simbolisti - risalgono al 1911, al '13 il primo libro con poesie, liriche, pensieri, accompagnati da numerosi disegni. Nel 1913 a Firenze si avvicinò al futurismo, attraverso l'ambiente della rivista "Lacerba", poi si trasferisce a Roma con Rosetta Amadori, compagna che sarà al suo fianco per tutto l'arco della vita, A Roma Depero conosce Giacomo Balla e Filippo Tommaso Marinetti. Nel 1914 a Roma entra in contatto con il movimento futurista e partecipa all'Esposizione Libera Futurista Internazionale organizzata dalla Galleria Sprovieri e realizza una serie di disegni ispirandosi alla simultaneità e al dinamismo di Umberto Boccioni. Nel 1915 Con l'entrata in guerra dell'Italia si arruola volontario, Al fronte scopre la differenza tra ideologia interventista e realtà della guerra: ammalato, viene esonerato dal servizio militare.
DEPERO E CAMPARI
Fortunato Depero, il più creativo degli artisti futuristi, firmatario del manifesto "Ricostruzione futurista dell'universo", collaborò con Davide Campari negli anni '20 e '30 realizzando i famosi bozzetti per le pubblicità dei suoi prodotti.
Il grande industriale nel 1932 ritenendo maturi i tempi per presentare al mercato il primo aperitivo monodose pronto da bere, commissiona a Fortunato Depero l'ideazione della bottiglia che avrebbe dovuto contenerlo. La sua inconfondibile bottiglietta conica, a forma di calice rovesciato, è ancora oggi icona del design e dell'aperitivo italiano.

La forma conica è distintiva dell'opera di Depero per Campari già dalla metà degli anni Venti. Dapprima compare in due pupazzi-scultura del 1925/1926, seguiti nel 1928 dal bozzetto Campari Soda, in cui compare l'immagine della bottiglietta sormontata da un tappo a corona e negli anni successivi da altre chine in cui la forma tronco-conica è protagonista.
Davide Campari denuda la bottiglia dell'etichetta per far risaltare l'intensa tonalità di rosso attraverso il vetro e stampa a rilievo il nome del marchio e della ditta: "Preparazione speciale, Davide Campari & C. Milano - Campari Soda". I tratti distintivi della bottiglia sono e rimarranno la forma, il colore, il materiale, la texture a buccia d'arancia, elementi di rottura rispetto alle convenzioni delle forme pubblicitarie tradizionali dell'epoca.
Nel 1919 Depero aveva creato la Casa d'Arte Futurista, con funzioni paragonabili a quelle di un'odierna agenzia di pubblicità, mettendo poi a punto proprio per Campari un'originale strategia di comunicazione. Per lo stesso Depero "l'arte deve marciare di pari passo all'industria, alla scienza, alla politica, alla moda del tempo, glorificandole - tale arte glorificatrice venne iniziata dal futurismo e dall'arte pubblicitaria - l'arte della pubblicità è un'arte decisamente colorata, obbligata alla sintesi... arte gioconda - spavalda - esilarante - ottimista".
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