Arte Greca (V-IV secolo a.C)
Periodo geometrico (1200-700 a.C.), Periodo arcaico (700-480 a.C.), Periodo classico (480-323 a.C.) e Periodo ellenistico (323-30 a.C.)
Il Periodo geometrico è quello della nascita e della formazione della civiltà figurativa greca.
Durante l'Arcaismo si definirono i grandi temi della figurazione greca e comparve in Grecia la statuaria monumentale.
L'età classica costituì la fase di massimo splendore della produzione artistica greca e si caratterizzò per una costante ricerca di bellezza, perfezione e armonia delle forme.
L'età ellenistica, durante la quale l'arte greca si indirizzò verso un più marcato realismo, vide l'affermazione della cultura artistica ellenica in tutto il Mediterraneo e la sua contaminazione con temi figurativi e schemi compositivi di altre civiltà, inclusa la romana.
L'età arcaica ( 700-480 a.C) dell'antica Grecia è un periodo storico compreso dal VIII al VI secolo a.C., caratterizzato dal consolidamento delle città-Stato (poleis) e dall'espansionismo greco lungo le coste del Mediterraneo. Concluso il periodo del Medioevo greco, il monarca di ogni singola comunità perde man mano il potere assoluto, mentre la classe aristocratica conquista progressivamente il controllo di gran parte delle istituzioni politiche della città. Il governo della città è nelle mani di un gruppo di aristocratici (aristoi = migliori) vicini al re. Le città-Stato greche conoscono un nuovo periodo di crescita economica e demografica.

Le parti del tempio greco:
Il frontone: la facciata è definita in alto dal frontone, che racchiude il timpano triangolare. Questo ospita sculture a rilievo o a tuttotondo.
La trabeazione: è sostenuta dalle colonne e cinge l'intero tempio. È formata da tre fasce sovrapposte: l'architrave, elemento orizzontale portante, il fregio e la cornice.
Sulla trabeazione poggiano le travi lignee del tetto ricoperte da tegole in marmo o in terrracotta.
Il prònao: il prònao, la parte anteriore del tempio greco, consiste in un portico colonnato. Precede, come indica lo stesso nome, il naós, la cella.
Il naós o cella: è considerata la dimora della divinità, rappresentata dalla sua statua, che qui viene conservata, generalmente in asse con l'ingresso, sempre orientato a est.
Questo ambiente, a pianta rettangolare, si presenta come uno spazio buio, rischiarato parzialmente solo da lampade o bracieri e riservato ai sacerdoti addetti al culto. I riti aperti ai cittadini si svolgono invece all'esterno del tempio, su altari antistanti l'edificio, entro il cosiddetto recinto sacro (témenos), che lo circonda. Le colonne, disposte su una o più file, fungono da perimetro del tempio. Si ergono sul basamento, lo stilòbate, cui si accede mediante una rampa d'accesso. In alto, le colonne si concludono con un capitello, su cui poggia la trabeazione.

Tutta la struttura era circondata da colonne e la facciata del tempio era sempre rivolta verso est. I templi non erano tutti uguali, ma cambiavano a seconda del numero di colonne e di come esse erano posizionate. C'era dunque:
Il tempio IN ANTIS, dove le pareti del naos si prolungavano in avanti e vi erano solo due colonne nel pronao, posizionate davanti all'ingresso del naos;
l tempio DOPPIAMENTE IN ANTIS, se la struttura precedente si ripeteva anche sul retro del naos; lo spazio retrostante si chiamava opistòdomo;
il tempio PROSTILO, se davanti al pronao c'era una fila di colonne. A seconda del numero di colonne che c'erano, il tempio poteva essere definito tetràstilo (4 colonne), esàstilo (6 colonne), eptàstilo (7 colonne), octàstilo (8 colonne), ennàstilo (9 colonne) o decàstilo (10 colonne);
il tempio ANFIPROSTILO, se la fila di colonne compare anche di fronte all'opistòdomo;
il tempio PERIPTERO, caratterizzato da una fila di colonne che circondano tutto l'edificio;
il tempio DIPTERO, se la fila di colonne che circonda l'edificio è doppia;
il tempio PSEUDOPERIPTERO, dove le colonne perimetrali sono sostituite da semicolonne addossate al muro; il tempio DIPTERO, dove è presente una sola fila di colonne, poste a tale distanza dal muro che ve ne potrebbe essere inserita una seconda, oppure dove vi è una fila di colonne e una fila di semicolonne addossate al muro;
il tempio MONOPTERO, che presenta una pianta circolare e dove le colonne perimetrali non delimitano il naos, che è assente;
il tempio A THOLOS, sempre a pianta circolare, dove il naos è di forma circolare.

GLI ORDINI ARCHITTETTONICI
I Greci costruivano i templi mediante rapporti proporzionali ben precisi: unità di misura era il diametro della colonna, su cui poi si basava l'altezza delle colonne, la distanza fra di loro e tutte le altre dimensioni degli altri elementi che componevano il tempio. A seconda dell'epoca e della zona geografica, i Greci crearono regole diverse, basate su geometrie precise e calcoli matematici, per stabilire la forma delle colonne e il tipo di decorazioni, (che dovevano essere in proporzione con tutti gli altri elementi). Gli ordini erano tre: l'ORDINE DORICO, l'ORDINE IONICO, l'ORDINE CORINZIO.
L'ORDINE DORICO è quello più antico. Si chiama così perchè venne realizzato a partire dal VII secolo a.C. dai Dori. Si diffuse principalmente nel Peloponneso, nella Magna Grecia e in Sicilia. Poichè si presentava semplice, ma solido e massiccio, Vitruvio, nel descriverlo, lo paragonava alla forza e all'eleganza del corpo di un uomo. Come vediamo nello schema sottostante, il tempio dorico non si appoggia direttamente a terra, ma è separato dal terreno con tre o più gradini, detti crepidòma, su cui si poggia lo stilòbate. La colonna non ha la base. Essa si divide in due parti: fusto e capitello. Il fusto non è mai intero, ma si compone di varie parti, dette "rocchi", unite tra di loro da perni centrali di bronzo; esso inoltre è rastremato, cioè va restringendosi dalla base alla cima, e scanalato (presenta cioè 20 scanalature, che sono dei solchi verticali di forma semicilindrica, accostate una all'altra a formare degli spigoli vivi). Il fusto presenta al centro una specie di rigonfiamento, detto "entasis", che permette una correzione ottica della colonna. Essa infatti, vista da lontano, sembrerebbe troppo sottile. Il capitello si compone di due parti: echìno e àbaco. L'echìno è la parte inferiore e somiglia a un catino rovesciato, mentre l'àbaco è la parte superiore e somiglia ad un parallelepipedo molto schiacciato.

L'ORDINE IONICO si sviluppa quasi contemporaneamente al precedente, con un leggero ritardo. Si chiama così perchè venne realizzato dagli Ioni. Di origine orientale, dato che gli Ioni avevano occupato l'Asia minore fondando importanti colonie (Mileto ed Efeso), è diverso da quello dorico. Si diffuse principalmente nelle isole Egee, nell'Attica, ma anche nella Magna Grecia. Poichè si presentava slanciato ed aggraziato, Vitruvio, nel descriverlo, lo paragonava alla figura femminile. Come vediamo nello schema sottostante, la colonna non poggia direttamente sullo stilobate ma ha una base formata da tre parti: toro, trochilo e toro. Il fusto della colonna è sempre rastremato e scanalato, ma le scanalature invece di 20 sono 24, così da sembrare ancora più slanciata e snella. Il capitello è l'elemento che più caratterizza l'ordine ionico, perchè è formato da un echino con ovoli e dardi al centro e da due morbide volute a lato e da un abaco sovrastante, a pianta quadrata ma di spessore molto limitato.

L'ORDINE CORINZIO si sviluppa nel V secolo a.C., quindi un secolo dopo i precedenti. Si chiama così perchè si sviluppò nella città di Corinto. Essendo troppo elaborato, venne poco usato dai Greci. Vitruvio lo paragonava alla bellezza delle figure delle fanciulle, che tendono ad essere gracili, visto che questo stile presentava colonne molto snelle e troppo alte in proporzione.
Come vediamo nello schema sottostante, anche nell'ordine corinzio la colonna non poggia sullo stilobate. A volte è presente un plinto, che la rialza ulteriormente, e su di esso si appoggia la base vera e propria. La colonna è come quella ionica, rastremata e scanalata, con 24 scanalature come nell'ordine ionico. Quello che però maggiormente caratterizza l'ordine corinzio è il capitello: formato da un nucleo a forma di cono, intorno al quale si dispongono le foglie d'acànto, organizzate su due livelli. Tutto il resto è simile a quello dell'ordine ionico. Esempi dell'ordine corinzio, che si sviluppa soprattutto durante il periodo ellenistico (non appartiene infatti al periodo arcaico come gli altri due, ma per completezza di informazioni viene trattato qui), sono l'Olympieion di Atene e il tempio di Apollo a Dìdime.

IL PARTENONE
Il Partenone è sicuramente il monumento più importante dell'Antica Grecia ed è uno dei più famosi al mondo. Era il più sacro dei monumenti cittadini, ed era celebre già nell'antichità come capolavoro assoluto dell'architettura greca. Il monumento era un tempio dedicato alla Dea Atena. Il nome "Partenone" si riferisce all'epiteto "parthenos" della dea Atena (che indica il suo stato di nubile e vergine), nonché al mito della sua creazione, per partenogenesi, dal capo di Zeus. Infatti all'interno del Partenone si trovava la colossale statua dell'Athena Parthenos in piedi, alta circa dodici metri: per costruirla, furono impiegati quarantaquattro talenti d'oro (circa 1.140 chili d'oro).


Il Partenone fu costruito fra la metà del V secolo e il 432 a.C. dagli architetti Callicrate e Ictino, sotto la supervisione di Fidia, a cui fu affidata anche la decorazione scultorea. I frontoni, così come la statua di Atena, erano opera di Fidia e descrivevano diverse scene importanti: su uno di questi, ad esempio, è raffigurata la disputa che Atena ebbe con Poseidone per il possesso di Atene e dell'Attica. Il Partenone è realizzato completamente in marmo pentelico e poggia su un basamento di tre gradini. Aveva otto colonne doriche nella area frontale e 17 colonne sui lati lunghi, alte 10.43 metri, con un diametro di base di 1.905 metri. Complessivamente, la struttura del Partenone e misurava 69,54 x 30,87 metri.
Una curiosità sul Partenone: l'impressione di assoluta perfezione è ottenuta attraverso la specifica composizione tra i singoli elementi, e grazie al sapiente uso di correzioni ottiche appena percettibili, e necessarie per armonizzare la veduta del monumento da parte dell'occhio umano. Infatti, alcuni esempi delle correzioni ottiche applicate sono:
- il basamento ha un'arcatura di circa 7 cm (su 70 metri!).
- i fusti delle colonne sono leggermente rigonfi a due terzi dell'altezza e lievemente piegati verso il centro dell'edificio.
- le colonne d'angolo sono leggermente maggiori e ravvicinate rispetto alle altre.
Molte delle sue sculture furono poi recuperate e portate a Londra da lord Elgin, nel 1803. Oggi esse si trovano al British Museum, dove sono conosciute come "marmi di Elgin" o "marmi del Partenone".
Altre sculture del Partenone si trovano al Museo del Louvre a Parigi ed a Copenaghen. La maggior parte delle sculture restanti è conservata ad Atene, al Museo dell'Acropoli, situato ai piedi della collina, a poca distanza dal Partenone.
ETÀ CLASSICA (dal 480a.C al 323 a.C)
Oggi l'arte greca del V e IV secolo a.C. si definisce classica perché ha saputo sviluppare caratteristiche di eccellenza e superiorità formale e ha saputo raggiungere, e mantenere, un supremo e unico equilibrio tra bello naturale e bello ideale.
Senza dubbio, gli artisti della Grecia classica compirono una delle più grandi rivoluzioni culturali della storia dell'umanità. Hanno infatti elaborato un'idea di arte e un concetto di bellezza che sono divenuti parte del comune sentire occidentale. Ancora oggi, tendiamo a reputare bello ciò che i Greci ci hanno insegnato a giudicare come bello. Dai Greci abbiamo imparato che è bello tutto ciò che soddisfa il nostro gusto estetico, in quanto gradevole, armonioso, proporzionato, equilibrato; tutto ciò che suscita in noi sensazioni piacevoli, che ci rasserena.
Le opere più importanti dell'età classica sono :
ARTE ELLENISTICA (323-30 a.C.)
L'arte ellenistica riguarda il periodo dell'ellenismo, che viene convenzionalmente datato dalla morte di Alessandro Magno (323 a.C.) alla conquista romana dell'Egitto (ultimo regno ellenistico indipendente) nel 31 a.C. Tuttavia, grazie alla profonda influenza che l'arte ellenistica ebbe sull'arte romana, essa andò ben oltre la convenzionale data della battaglia di Azio, raggiunse con i propri motivi stilistici e iconografici le varie rinascenze europee e, a più riprese, continuò ad influenzare tutta l'arte occidentale e soprattutto quella dell'Asia centromeridionale dove aveva posto direttamente radici tre secoli prima.
Opere importanti dell'età ellenistica: