Arte Egizia (2647a.C - 1069a.C)
Gli Egizi
Cronologicamente l'arte dinastica si divide in:
- Periodo Protodinastico o Tinita (3150 - 2700 a.C.) con la nascita delle prime due dinastie faraoniche;
- Antico Regno (2700 - 2160 a.C.) dalla III alla VI dinastia;
- Primo periodo intermedio (2160 - 2055 a.C.) dalla VII alla X dinastia;
- Medio Regno (2055 - 1790 a.C.) dalla XI alla XII dinastia;
- Secondo periodo intermedio (1790 - 1540 a.C.) dalla XIII alla XVII dinastia;
- Nuovo Regno (1540 - 1080 a.C.) dalla XVIII alla XX dinastia;
- Terzo periodo intermedio (1080 - 672 a.C.) dalla XXI alla XXV dinastia;
- Periodo tardo (672 - 343 a.C.) dalla XXVI alla XXXI dinastia.

La civiltà egizia si sviluppò contemporaneamente a quella sumera, ma in Africa, lungo la valle del Nilo. Il Nilo è il fiume più lungo del mondo, scorre per 6.600 km prima di buttarsi nel mare Mediterraneo in una foce a delta molto ramificata e paludosa. Anticamente l'Egitto era diviso in due regni diversi, il Basso Egitto, nell'area del delta, e l'Alto Egitto, lungo i territori attraversati dal Nilo. Vi furono violente lotte e scontri tra l'alto Egitto e il basso Egitto per la dominazione del territorio fino a quando, verso il 3.000 a.C. , un re guerriero del Sud di nome Menes, unificò i due territori in un unico stato, dando vita alla prima delle dinastie che avrebbe governato l'Egitto per i successivi 2.000 anni. La vita, il benessere e il progresso degli egizi dipendeva dal corso del fiume Nilo, che permetteva di coltivare terre altrimenti desertiche, rendendole fertili e adatte agli insediamenti umani.
La valle del Nilo veniva chiamata "kemet" ovvero "regione nera" per via del colore che assumevano i campi dopo le inondazioni. Gli stessi egizi avevano attribuito il nome divino di Hapi al Nilo, che veniva adorato come un dio e rappresentava il fulcro della vita, delle discussioni, dell'economia oltre che un solido collante per unire tutti i popoli che abitavano le sue rive, accomunati da questo denominatore che permise al regno di restare unito a lungo nonostante la grande vastità del territorio. Lungo le rive del Nilo si coltivavano grano e orzo, da cui si produceva la birra, la bevanda preferita dagli Egizi, poi lino, ulivi e viti mentre verso la foce cresceva rigoglioso il papiro, tra gli alberi da frutto si trovavano fichi e palme da datteri.
Per quanto riguarda la fauna, tra gli animali domestici degli Egizi troviamo pecore, capre, buoi, cani, gatti, maiali, asini, anatre e oche. Gli egizi furono i primi ad allevare le api per ricavarne cera e miele.
La piramide sociale egizia
La civiltà egizia era basata su un modello piramidale, al vertice del quale si trovava il faraone, detentore del potere assoluto e considerato un dio: il faraone comandava l'esercito, decideva le leggi, le stagioni di semina e raccolta e prendeva tutte le decisioni politiche, economiche e sociali. La scala sociale egiziaera poi seguita dai nobili e dai sacerdoti: i sacerdoti si tramandavano il titolo da padre in figlio ed erano funzionari ricchissimi e potenti, i nobili erano i funzionari influenti che avevano il compito di eseguire materialmente le disposizioni del faraone organizzando l'esercito, disponendo il pagamento delle tasse, imponendo l'esecuzione delle leggi. Per poter gestire i vasti compiti amministrativi affidati si servivano degli scribi, inviati in tutto il paese per riscuotere le tasse e rappresentare l'autorità. Seguivano poi i soldati, inquadrati in un esercito regolamentato da una disciplina molto ferrea, gli artigiani, impiegati nella lavorazione dei diversi materiali e metalli ma anche geometri, architetti, scultori e pittori, poi i mercanti e infine i contadini, che rappresentavano la parte più numerosa della popolazione e che con il lavoro dei campi e l'allevamento degli animali da cortile garantivano il benessere a tutto il regno. Vi erano infine gli schiavi, che non venivano neanche considerati degni di menzione all'interno della scala sociale, si trattava principalmente di prigionieri di guerra impiegati nelle miniere e nelle cave di pietra.

LE MASTABE
I più antichi esempi di architettura egizia di cui ci siano pervenuti resti sono le màstabe, tombe monumentali costruite a partire dal periodo arcaico o delle prime due dinastie faraoniche, nel cosiddetto Periodo Tinita (2853-2657 ca. a.C.) e in uso anche durante l'Antico Regno. Le prime mastabe del periodo Tinita furono edificate inizialmente in mattoni crudi, e successivamente in pietra calcarea. Venivano usate per la sepoltura dei faraoni e dei loro familiari. Solitamente di pianta rettangolare, le mastabe hanno la forma di un massiccio tronco di piramide. Sono dotate di spesse mura perimetrali a scarpa, ossia inclinate verso l'esterno, e coperte da un tetto piano.

La màstaba è una costruzione piuttosto semplice, si compone di due parti:
- la zona inferiore con il sepolcro
- la zona superiore con la cappella
La zona sotterranea o inferiore è costituita da un sepolcreto, scavato in fondo a un pozzo a volte assai profondo (oltre venti metri) e articolato in più livelli. Il sepolcreto poteva essere articolato in più sale, ed era consacrato ad ospitare il sarcofago del defunto, il corredo e tutti gli oggetti ritenuti indispensabili alla vita ultraterrena. Gli Egizi credenvano infatti che la vita proseguisse oltre la morte solo se il corpo si fosse conservato; da qui la necessità di mummificare i cadaveri e mettere accanto a loro cibi, utensili e arredi che avrebbero reso più facile la vita nell'aldilà. La cappella, costruita in superficie, era destinata a chiudere per l'eternità il pozzo di accesso alla zona inferiore e indicarne la presenza in modo monumentale. La cappella della màstaba è spesso dotata di molti vani, anche ampi con stanze e celle per le preghiere, i riti, e le offerte dei parenti allo spirito del defunto detto Ka e inteso come essenza vitale. Esternamente le cappelle delle mastabe potevano esssere decorate con colori vivaci. Uno degli elementi caratteristici della mastaba è la facciata, di solito addossata ad una parete che presenta l'ingresso, spesso preceduto da un breve portico con colonne.
LE PIRAMIDI
I faraoni, alla loro morte, erano imbalsamati e collocati all'interno di sarcofagi che, successivamente, erano introdotti nelle piramidi insieme ad un sontuoso corredo funebre che comprendeva una gran varietà di suppellettili, dagli oggetti personali agli alimenti, che dovevano accompagnare il regale defunto nel suo viaggio verso l'aldilà. Anche se è difficile stabilire con esattezza l'anno di costruzione di questi templi funerari, Gli egittologi ritengono che i lavori siano iniziati verso il 2500 a.C.
Necropoli di Giza
Le tre piramidi più importanti
Presso l'altopiano di Giza (nelle vicinanze di El Cairo), tre faraoni della IV dinastia dell'antico regno egizio si fecero costruire tre piramidi gigantesche per essere ricordati attraverso maestosi monumenti funerari. La piramide più grande è quella di Cheope, costruita per prima, oltre 4500 anni fa, a cui si affiancò quella di suo figlio Chefren seguita infine da quella di Micerino, figlio di Chefren e nipote di Cheope.
Davanti alle piramidi fu eretto poi un monumento di grandi dimensioni chiamato Sfinge, una statua con il corpo da leone, a simboleggiare la forza, e il viso umano, raffigurante il faraone Chefren, rappresentato in questo maestoso monumento per assolvere il compito di vigilare sulle tombe stesse. La sfinge fu scolpita 100 anni dopo le piramidi, questo significa che nonostante la morte di un faraone questi restava vivo nel ricordo e soprattutto nei pensieri del popolo, che continuava a identificare in lui un dio da venerare e da onorare per ingraziarsi i suoi favori.

Cheope
Conosciuta anche come la Grande Piramide di Giza, Cheope (Khufu) è la piramide più grande, oltre ad essere la più importante di tutte. È alta 140 metri e il perimetro della sua base è di quasi 1 chilometro.

Chefren
La Piramide di Chefren è la seconda più grande d'Egitto e, attualmente, è l'unica che conserva sulla sommità una parte della copertura in calcare bianco di Tura che originariamente ricopriva l'intera struttura.

Micerino
La Piramide di Micerino è la più piccola delle tre, ma non per questo la meno interessante. Raggiunge un'altezza di 66 metri e il lato della sua base quadrata misura circa 100 metri.
Le tre piramidi di Giza sono le più famose ma non sono certo le uniche, in Egitto si contano circa 80 piramidi e un altro centinaio si trovano nel Sudan.
I GEROGLIFICI: SCRITTURA EGIZIA
La scrittura geroglifica era formata da più di 700 segni e disegni, che raffigurano piante, animali, oggetti, parti del corpo. Poteva essere letta in tutte le direzioni: da destra a sinistra, dall'alto verso il basso e viceversa. Il verso di lettura, di solito, era indicato da un occhio che guardava verso l'inizio del testo. Gli Egizi credevano che il dio Thot, lo scriba degli dèi egizi, avesse trasmesso questi segni agli uomini. Ogni disegno poteva rappresentare una lettera singola, un gruppo di lettere o un'intera parola. Inoltre, ogni simbolo poteva avere più significati: il disegno di un occhio, per esempio, indicava la parola «occhio» ma anche l'azione di «vedere». I geroglifici egizi erano usati soprattutto per decorare luoghi sacri e tombe; di solito raccontavano le imprese dei faraoni e i miti degli dèi. Per tutti gli altri argomenti, gli Egizi utilizzavano una lingua più semplie, il demotico. Il demotico è un tipo di scrittura corsiva molto più rapida, usata nella vita quotidiana e nei rapporti commerciali.

BUSTO DI NEFERTITI
Il Busto di Nefertiti, secondo la tradizione realizzato da Thutmose, è il ritratto della regina dal grande fascino che è giunto intatto fino a noi con il busto che la ritrae.
Thutmose, Busto di Nefertiti, 1340 a.C. ca, pietra calcarea ricoperta di stucco e dipinta, altezza 50 cm, Berlino, Neues Museum, Museo Egizio e Collezione dei Papiri .
Descrizione del Busto di Nefertiti
Sul capo, la regina Nefertiti indossa il tradizionale copricapo blu intorno al quale si trova un nastro rosso simbolo del potere. Il nastro si incrocia nella parte posteriore del copricapo dove è fermato da una corniola e due foglie di papiro. La decorazione raffigurante il simbolo reale, l'Ureo, con il cobra, è, ora perduta. Sulla fronte indossa una fascia dorata. Sul petto la regina porta il collare egizio chiamato usekh. Sulla superficie esterna non compaiono geroglifici. Il collo è sottile, lungo ed elegante. Il busto di Nefertiti ha il mento ben definito e un leggero sorriso sereno e lo sguardo intenso.

Maschera funeraria di Tutankhamon
La Maschera funeraria di Tutankhamon è un'opera molto conosciuta al mondo e rappresenta il simbolo della cultura dell'antico Egitto.
Maschera funeraria di Tutankhamon, circa 1325 a.C., oro, lapislazzuli, pietre dure, smalti, vetro. Il Cairo, Museo egizio
Descrizione della Maschera funeraria di Tutankhamon
La maschera funeraria di Tutankhamon raffigura un volto androgino incorniciato dal tipico copricapo dei faraoni d'Egitto. Sopra di esso si trova la figura scolpita di un cobra. Gli occhi sono segnati da una spessa linea nera e i tratti del viso sono molto regolari. Ai lati del volto poi si notano le orecchie che presentano dei fori nei lobi. In prossimità del mento è aggiunta una struttura allungata che rappresenta la barba avvolta da nastri. Infine intorno alle spalle è fissato un pettorale decorato con pietre preziose.
