Antica Roma
Fondata secondo la leggenda nel 753 a.C da Romolo sul colle Palatino, Roma per i primi due secoli della sua storia fu governata da 7 re, finendo sotto l'egemonia etrusca e assorbendone la cultura.
In questo periodo il potere era nelle mani di un re supportato dai patrizi del Senato. Dopo la cacciata di Tarquinio il Superbo Roma divenne una Repubblica, il potere era comunque di pochi, solo dopo molti anni i plebei poterono migliorare le loro condizioni. E' in questo periodo che la potenza di Roma si espande al resto del Mediterraneo e la ricchezza della città porta alla formazione di una nuova classe sociale: quella dei Cavalieri. Le lotte per il potere cessarono con Augusto, primo imperatore di Roma e con i suoi successori.

TECNICHE COSTRUTTIVE DEI ROMANI
L'architettura greca basa le proprie tecniche costruttive sul principio dell'architrave, quella romana sul principio dell'arco della volta che permettevano coperture solide e ampie. Poiché per leggi fisiche volte e archi spingono i propri sostegni verso l'esterno, la tecnica romana ricorreva a muri molto spessi e si avvalevano di potenti e innovative macchine da cantiere ad esempio gru.
L'ARCO

L'arco è composto da una serie di elementi in pietra o mattoni detti CONCI; quello situato in alto è detto CHIAVE. Le linee radiali che separano i conci sono i GIUNTI. Il piano da cui si inizia l'arco è detto PIANO DI IMPOSTA e le linee curve che lo delimitano si chiamano INTRADOSSO o SESTO e ESTRADOSSO. Si chiama FRECCIA la distanza verticale fra piano di imposta e il punto più elevato della linea di intradosso, mentre LUCE o CORDA la distanza fra i sostegni.La parte esterna e visibile dell'arco è invece l'ARCHIVOLTO o GHIERA. I Romani usavano solo l'ARCO A TUTTO SESTO in cui i conci sono indirizzati verso il centro del cerchio. A tale scopo veniva data una forma a cuneo alle pietre e ai mattoni usati, se invece si usavano mattoni rettangolari, i più comuni, allora si ovviava usando più o meno malta tra i mattoni. Si potevano anche costruire archi concentrici a ventaglio oppure inserire tra i mattoni pietre sagomate a cuneo col sistema detto INTERCLUSIONE.
LA VOLTA E LA CUPOLA
La volta si basa sul principio dell'arco, i tipi più usati dai Romani erano a BOTTE, ANULARI e a CROCIERA, essi usavano inoltre molto le CUPOLE per coprire spazi a pianta circolare o inscrivibile in un cerchio.
-VOLTA A BOTTE è la più semplice delle coperture, si impiega soprattutto per coprire spazi rettangolari. Geometricamente appare generata da un arco a tutto sesto che scorre su due linee parallele che possono essere anche inclinate per coprire ad esempio le scalinate.

-VOLTA ANULARE è un tipo particolare di volta a botte che ha i muri su cui si imposta costituiti da due cerchi concentrici.

-VOLTA A CROCIERA è ottenuta dall'intersezione di due volte a botte.

-VOLTA A PADIGLIONE è ottenuta dall'intersezione di due volte a botte che hanno le linee di imposta sui lati opposti dell'ambiente da coprire.

-LA CUPOLA è una superficie di rotazione prodotta dalla rotazione di un semicerchio su di un asse, è un'invenzione romana utilizzata per coprire ambienti circolari o quadrati.

PARAMETRI MURARI
I Romani usavano la MALTA che è un composto formato da un legante la calce, e da uno o più aggregati, sabbia, nonché acqua. Unendo alla malta ghiaia o scaglie di pietra o di mattone si otteneva il CALCESTRUZZO che una volta asciutto aveva la consistenza della pietra. Questo materiale permise ai Romani di costruire edifici enormi, inoltre veniva usato per riempire lo spazio tra due muri. I muri a vista erano di diversi tipi: -OPUS INCERTUM : il muro era realizzato con pietre piccole e di varie forme; OPUS RETICOLATUM : era fatto con pezzi di tufo o pietra piramidali affogati nel calcestruzzo; OPUS VITTATUM : fatto con piccoli parallelepipedi di pietra in file orizzontali; OPUS TESTACEUM :era la tecnica più usata dai Romani e prevedeva l'utilizzo di soli mattoni; OPUS SPICATUM :i mattoni o le pietre erano disposti a spina di pesce; OPUS MIXTUM : consisteva nel raggruppare nello stesso lavoro vari tipi di muratura. Occorre però tenere presente che spesso gli edifici, che oggi noi vediamo con i mattoni a vista, erano rivestiti di materiali preziosi come il marmo.
L'ARCHITETTURA
Per i Romani l'interesse dello Stato era prioritario, pertanto grande importanza rivestivano le opere pubbliche come strade, ponti, fognature acquedotti, o gli edifici di uso comune: mercati, terme basiliche. Per ognuno di questi i Romani crearono una specifica forma architettonica uguale nel tempo. La disposizione degli accampamenti militari a pianta quadrata divisi in sezioni da strade ortogonali, ad esempio servì per la fondazione delle colonie e per l'organizzazione del paesaggio agrario in appezzamenti regolari detti CENTURIAE.
STRADE
Fra le opere ancora oggi visibili possiamo annoverare le strade. Di grande importanza per i commerci e lo spostamento delle truppe, erano larghe tre metri e composte da tre strati: ciottoli, per il drenaggio dell'acqua; sabbia e ghiaia; lastre di pietra a forma convessa per permettere all'acqua di defluire. Tra le meglio conservate è da ricordare la Via Appia che univa Roma alla Campania e ai porti della Puglia.
I PONTI
Costruire ponti era, per i Romani, sacro a cui presiedeva il collegio sacerdotale. Addirittura i Romani pensavano che la parola pontifex derivasse da pòns fàcere.D'altra parte l'economia della prima Roma si basava proprio sull'esistenza di un ponte, il Pòns Sublìcius, sul Tevere, su cui era richiesto un remunerativo pedaggio. Il ponte, edificato forse da Anco Marzio, era tutto in legno e smontabile in caso di necessità. I ponti in muratura si compongono delle seguenti parti: PILE, ARCATE, SPALLE e CARREGGIATA.
-Le pile sono strutture verticali con fondazioni entro l'alveo del fiume, protette da rostri triangolari.
- Le arcate sono in pietra a tutto sesto con archivolti decorati, la superfice tra due archi vicini è detta timpano
-Le spalle sono le strutture di appoggio sulle sponde.
-La carreggiata è infine la parte percorribile.

GLI ACQUEDOTTI
Importantissimo per i Romani era l'approvvigionamento idrico che avveniva tramite gli acquedotti. Il più spettacolare era l'Acquedotto Claudio di circa 70 kilometri, un quarto dei quali su arcate. Due di queste furono inglobate nelle Mura Aureliane fungendo da porta per la città. La porta detta Predestina, ora conosciuta come Maggiore perché portava alla Basilica di Santa Maria Maggiore, ha due grandi arcate con tre edicole con timpano e colonne corinzie, sotto l'edicola centrale vi è il passaggio per i pedoni, quattro cornici dividono l'attico in tre parti: la fascia superiore corrisponde alla canalizzazione entro cui scorreva l'Aniene Nuovo; nella centrale l'acqua Claudia; nell'inferiore infine ci sono le iscrizioni che ricordano i restauri avvenuti in antichità.

LE TERME
Le acque a Roma venivano usate anche per le Terme. La loro tipologia fu definita in età imperiale da quelle di Traiano. Costruite da Apollodoro di Damasco, sorgono sui resti della Domus Aurea di Nerone. Occupano 9 ettari: 330x315 metri. Sono ben esposte, il blocco centrale comprende la Natàtio(piscina all'aperto), il Frigidàrium, il Tepidàrum e il Caldàrium, ad essi erano annessi spogliatoi, palestre e sale massaggi il tutto era rivestito da mosaici e marmi. Nelle mura esterne trovavano posto biblioteche, portici, giardini.
IL PANTHEON
Il Pantheon di Roma, il tempio di tutti gli Dei, fu fondato nel 27 a.C. da Marco Vipsanio Agrippa, genero di Augusto e poi fatto ricostruire dall'imperatore Adriano tra il 120 e il 124 d.C., in seguito ad incendi che lo danneggiarono nell'80 e nel 110 d.C.
IL COLOSSEO
Il Colosseo è il più grande anfiteatro mai costruito, capace di accogliere fino a 50.000 spettatori (alcuni studiosi stimano un numero ancora maggiore di circa 70.000).
Per tenere sotto controllo un pubblico tanto numeroso, i posti a sedere ed i settori erano identificati con un numero di riferimento che veniva riportato anche su una sorta di "biglietto" di cui gli spettatori dovevano munirsi in modo che essi potessero sapere in anticipo dove si trovasse esattamente il posto loro assegnato, in modo non molto diverso da quanto avviene in stadi e teatri moderni; tracce della vernice rossa usata per segnare questa numerazione dei posti sono ancora visibili. Le personalità importanti di Roma avevano posti loro riservati, identificati con il loro nome o con la carica pubblica che ricoprivano invece che con un numero, compreso il palco speciale dedicato all'imperatore ed ai suoi ospiti. Le posizioni migliori si trovavano nelle file basse della cavea, mentre quelle nella parte più alta erano destinate alla plebe. Il complesso sistema di "biglietteria" era necessario anche perché gli spettacoli erano sempre gratuiti e perciò assai popolari, ecco quindi che indirizzare i nobili e le personalità ai settori a loro riservati e non mescolare classi sociali diverse era ritenuto indispensabile all'epoca.
Le attrazioni più popolari che si svolgevano nell'Anfiteatro Flavio comprendevano combattimenti tra gladiatori, battaglie simulate (incluse quelle navali, le naumachie), esecuzioni capitali e combattimenti con animali, oltre ad eventi meno sanguinari come spettacoli teatrali, esibizioni circensi e gare sportive.
Vari tipi di spettacolo si alternavano nello stesso giorno, rendendo quindi necessario un complesso sistema di spazi di servizio, corridoi e piattaforme mobili (elevate principalmente a forza di braccia con l'ausilio di contrappesi) ospitato nei sotterranei, i cui resti vediamo oggi al centro dell'anfiteatro data la perdita del pavimento in legno ricoperto di sabbia che un tempo formava l'arena (il termine moderno arena deriva in effetti dalla stessa parola latina, che significa sabbia). Un passaggio sotterraneo collegava poi il livello interrato del Colosseo con la vicina sede dei gladiatori, nota come Ludus Magnus.

L'Anfiteatro Flavio era un enorme anello ellittico, alto 52 metri e con un perimetro di 527 metri, rivestito in lastre di marmo e travertino e riccamente decorato con statue, rilievi, affreschi e una serie di scudi in bronzo dorato detti clipei.
Il perimetro dell'edificio era, ed è ancora, segnato da tre ordini di 80 grandi aperture ad arco ciascuna e da un attico di coronamento punteggiato da 40 finestre rettangolari più piccole. Dal basso verso l'alto, le tre serie di aperture sono inquadrate da colonne Tuscaniche, Ioniche e Corinzie rispettivamente, la quarta con semplici lesene. Al centro dell'anfiteatro sta una arena di forma ovale, i cui assi maggiore e minore misurano 86 e 54 metri rispettivamente, con un'area all'incirca equivalente a quella di 12 campi da tennis.
La facciata esterna si compone di quattro piani, per la prima volta gli ordini architettonici si sovrappongono secondo la loro completa successione:
- Tuscanico al piano terra;
- Ionico al primo piano;
- Corinzio al secondo piano;
- L'attico con lesene Corinzie.
SCULTURA
COLONNA TRAIANA
La Colonna Traiana fu eretta nel 113 d. C nel foro di Traiano.
Fu lo stesso imperatore Traiano a farla erigere a Roma, su progetto dell'architetto Apollodoro di Damasco, nel foro da egli stesso voluto.
La Colonna traiana (oggi uno straordinario "documento storico") fu la prima grande colonna coclide, cioè decorata da un fregio che si avvolge a spirale, con un movimento detto a chiocciola. La colonna traiana è alta 29,77 metri ed è composta di rocchi (pezzi di forma cilindrica) di marmo pario (varietà pregiata di marmo bianco). Poggia su un alto basamento cubico, al cui interno si trovava la camera funeraria dell'imperatore. Una stretta scala a chiocciola porta sino alla piattaforma posta in alto dove era collocata la statua bronzea di Traiano, fatta sostituire nel 1557 da papa Sisto V da quella attuale di San Pietro. L'altezza complessiva raggiunge così i 40 metri. L'altezza della fascia scolpita aumenta man mano che si procede verso l'alto (da 90 a 125 cm.) affinché, osservando dal basso, tutte le figure della colonna traiana appaiono proporzionate. Vi trovano posto 2500 figure distribuite in 155 scene originariamente dipinte a tinte vivaci. Esse narrano le due vittoriose campagne di Traiano (101-102 d.C. e 105-107 d.C.) in Dacia, l'attuale Romania.
La narrazione si svolge dal basso verso l'alto e da sinistra a destra e ha inizio con l'attraversamento da parte dei Romani del Danubio su un ponte di barche. Le scene di combattimento sono intervallate da marce, costruzioni di ponti, strade, accampamenti e da scene in cui compare lo stesso imperatore Traiano. Egli è sempre raffigurato in classica compostezza e serietà e in proporzioni maggiori rispetto alle altre figure, secondo il simbolismo tipico del rilievo storico.
ARCO DI COSTANTINO
L'arco di Costantino, inaugurato il 25 luglio del 315, è alto 26 metri e largo 21. L'arco, a tre fornici, costituiva una sorta di fondale alla via Appia per chi giungeva da Sud, simbolica porta d'accesso all'Anfiteatro Flavio (Colosseo) e alla zona dei Fori. È l'ultimo dei grandi archi trionfali di Roma. Costantino lo fece erigere dopo aver sconfitto Massenzio nella battaglia di Ponte Milvio nel 312 e aver riunito gran parte del potere imperiale nelle proprie mani.

Ciascuna delle due facciate dell'arco di Costantino era ornata di rilievi provenienti da monumenti onorari di imperatori precedenti. Non si trattava di una semplice operazione di recupero. Si voleva invece mostrare come la nuova grandezza della Roma di Costantino si basasse sul ripristino delle più gloriose tradizioni. Non è un caso che siano citati gli imperatori che più contribuirono alla grandezza dell'Impero di Roma: Traiano (98-117), Adriano (117-138), Marco Aurelio (161-180). Furono invece realizzati per l'occasione il lungo fregio, alto poco meno di un metro, che passa al di sopra dei fornici laterali dell'arco di Costantino, sotto i tondi adrianei, continuando anche sui lati brevi. Il fregio costantiniano, diviso in sei pannelli, costituisce una sorta di resoconto della vittoria di Costantino nella guerra civile: la partenza dell'esercito da Milano; l'assedio di Verona; la battaglia di Ponte Milvio; l'arrivo di Costantino a Roma; infine, il discorso di Costantino dalla tribuna dei rostri nel Foro romano, e l'elargizione di doni al popolo, segno della liberalitas del nuovo imperatore.

Al centro è la grande figura di Costantino, affiancato dalla sua corte, da togati che lo invocano e, ai lati, dal popolo festante, rappresentato da tante figure accostate a suggerire una grande moltitudine, come indicato dalla seconda fila di teste.
Frontalità, posizione centrale del protagonista, forte simbolismo e gerarchia nella disposizione delle figure caratterizzano un nuovo modo di esprimere il potere imperiale.
PALAZZO DI DIOCLEZIANO
Il palazzo di Diocleziano a Spalato rappresenta una delle più impressionanti costruzioni della tetrarchia sorte fuori Roma.
Il palazzo di Diocleziano fu fatto costruire dall'imperatore stesso tra il 300 e il 305 in uno dei punti più belli della costa della Dalmazia, nei pressi di Salona.
Diocleziano, da buon militare, più che a una reggia pensò a un edificio imponente dalla forma austera e militaresca.
Il palazzo di Diocleziano a Spalato aveva la pianta tipica del castrum, l'accampamento militare romano, con quattro poderose torri quadrate agli angoli della cinta muraria e, all'interno, due strade perpendicolari che si intersecavano ad angolo retto (cardo e decumano); un lato affacciava sul mare. Al punto di incontro tra la cinta muraria e gli assi viari principali si aprivano le quattro porte, affiancate da torri a base ottagonale: la Porta Aurea a Nord, la Porta Argentea a Est, la Porta Ferrea a Ovest e la Porta Aenea o Bronzea a Sud, verso il mare.

Le mura, costruite con blocchi squadrati, erano alte 18 metri e spesse 2, misuravano 215,5 sui lati lunghi e 175-181 metri su quelli corti, e alle torri ottagonali delle porte alternavano torri quadrate. Il lato meridionale era l'unico a non essere difeso dalla cinta muraria.
All'interno, cardo e decumano erano trasformati in vie colonnate, sull'esempio delle grandi città dell'Oriente dell'Impero, e delimitavano quattro quartieri, dei quali i due più settentrionali, più lontani dal mare, erano incentrati su grandi peristili e servivano alla scorta e al personale di servizio. I due settori meridionali erano a loro volta divisi in due fasce: quella prospiciente il mare era destinata agli appartamenti residenziali e si apriva verso l'esterno con un grande loggiato a semicolonne che sorreggevano archi; in quella tra il settore residenziale e la via corrispondente al decumano si fronteggiavano invece il piazzale del tempio dedicato a Giove, dio tutelare dell'imperatore, e il mausoleo ottagonale, destinato a contenere il sarcofago dell'imperatore.
AUGUSTO DI PRIMA PORTA
La statua, databile agli inizi del I secolo d.C., fu rinvenuta nella Villa di Livia, moglie di Augusto, presso Prima Porta lungo la via Flaminia. Raffigura l'imperatore nell'atto di parlare ai soldati (adlocutio), vestito di corazza e con il mantello (paludamentum) attorno ai fianchi. A rilievo sulla corazza, il re dei Parti restituisce a un generale romano le insegne strappate a Crasso nel 53 a.C. durante la rovinosa battaglia di Carre. Ai lati sono presenti le figure di due province dell'impero. La scena è inserita in un paesaggio cosmico: in alto sono visibili la personificazione del Cielo al centro, il carro solare di Apollo e quello di Aurora ai lati. In basso si riconoscono Apollo sul grifone, Diana sulla cerva e al centro distesa la dea Terra. L'impostazione generale della figura si ispira al Doriforo, capolavoro dello scultore greco Policleto, di cui è visibile una replica proprio nel Braccio Nuovo.

BASILICA DI MASSENZIO
La Basilica di Massenzio, detta anche Basilica Nova, o Basilica Constantini, o Basilica Constantiniana, è l'ultima e la più grande basilica civile dell'Urbe, posta all'estremità nord-est del colle della Velia che raccordava il Palatino con l'Esquilino, perché la pianta longitudinale a tre navate con la centrale più larga e alta delle laterali fu adottata dalla tradizione cristiana e diventò il primo modello architettonico di riferimento cristiano. La Basilica prende il nome da colui che iniziò a costruirla verso l'inizio del IV sec. e rappresenta una delle strutture più imponenti risalenti al periodo della Roma Imperiale.

RICOSTRUZIONE
Iniziata da Massenzio, fu terminata da Costantino I che ne fece apportate diverse modifiche. Occupava in massima parte la zona della Velia, e ergeva accanto al tempio della Pace, già in abbandono, e del tempio di Venere e Roma, restaurato invece da Massenzio. L'edificio doveva accogliere l'attività giudiziaria del prefetto urbano. Nonostante che l'accesso alla basilica si trovi sul lato posto in Via del Fori Imperiali, essa è legata al Foro Romano ed ha il suo accesso da esso.
PITTURA
La pittura nacque per decorare le pareti, così come il mosaico nacque per i pavimenti e lo stucco per i soffitti o le alte pareti. Il gusto dei romani era alquanto diverso da quello di oggi. Una casa signorile aveva tutte le pareti dipinte con una straordinaria ricchezza di decorazioni e di colore. Oggi ci farebbero venire il mal di testa. Tuttavia non si può negare che fossero bellissime e forse con tempi trascorsi in modo molto più lento dei nostri tempi, le menti potevano non essere disturbate da tanti stimoli colorati e di decorazioni.
Quando vennero alla luce le case sepolte dall'eruzione vesuviana gli archeologi notarono le differenze tra i vari affreschi e nel 1873 lo studioso tedesco August Mau (1840 - 1909) classificò i vari stili pittorici nei famosi "quattro stili".
I QUATTRO STILI
La pittura romana ebbe 4 stili:
- "stile ad incrostazione", o "stile strutturale", dal II al I sec. a.c., imitazione marmorea ellenistica con l'aiuto dello stucco. Molto simile al greco.
- "stile dell'architettura in prospettiva", o "stile architettonico", dal I a.c. al I d.c., una specie di trompe l'oeil. Soprattutto dal 50 al 25 a.c. La casa prosegue con prospettive allargate o paesaggi con personaggi.
- "stile della parete reale", o "stile ornamentale", le famose grottesche su fondo nero del I sec. d.c.. Sembra un acquarello, con poche pennellate ma perfette che delineano figure e paesaggi.
- "stile dell'illusione architettonica", come il II, ma con maggior colore, movimento e architetture articolate e fantasiose. Detto pure "stile fantastico" o "ultimo stile" (quasi contemporaneo al terzo).
Questa suddivisione fu in seguito estesa a tutta la pittura romana anteriore al 79 d.c.
Vi fu poi la ritrattistica molto somigliante, di un verismo eccezionale, che coglie l'anima dei personaggi. Si sviluppò nelle "immagini su tavola", "su tela", e "su muro" con tempera, affresco, ed encausto, per raffigurare personaggi illustri, o per riti funebri. C'è da pensare che Pompei si sia ispirata a Roma più di quanto Roma si sia ispirata a Pompei. E' chiaro che Roma dettava moda e innovazioni al mondo intero. E' sufficiente guardare le decorazioni della villa di Livia e sul Palatino, o le pitture nelle volte della Domus Aurea di Nerone, le famose grottesche che regneranno nel Rinascimento, per capire che l'arte pompeiana è romana.
